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Bettie Page

«BDSM inconsapevole o no?

Davvero non una modella qualsiasi se, a distanza di mezzo secolo, l'immagine di questa ragazza nata il 22 aprile 1923 a Nashville è l'oggetto di un culto assoluto da parte di migliaia di persone in tutto il mondo.
La sua proverbiale frangetta nera è un'icona nel mondo punk e rockabilly ed è diventata il simbolo di una sensualità trasgressiva; se mai un'acconciatura ha cambiato il corso della cultura pop, è proprio la frangetta nera e bombata di Bettie.
Ed è proprio grazie a quella chioma corvina e lucente che da semplice ragazza diviene una Dea, ancora più fumetto lei, così vera ed autentica, quasi alla pari di Wonder Woman e Lois Lane.
Il 14 aprile (poco prima del suo ottantatreesimo compleanno) negli Usa è uscito "The notorius Bettie Page", un film sulla sua vita diretto da Mary Harron, regista di American Psycho: l'occasione giusta per l'America di fare i conti con realtà e mito di questa anti-Marilyn dei bassifondi.

Capelli nerissimi, tacchi a spillo e corpo "a forma di bottiglia di Coca Cola" che incarna la perfezione femminile dell'epoca, Bettie deve la sua fama a decine di migliaia di fotografie scattate tra il 1949 e il 1957. La maggior parte la ritraggono in bikini o babydoll, sorridente e maliziosa. Intenta a decorare l'albero di Natale vestita solo di un cappello da Santa Claus occupa persino il paginone centrale dell'edizione di gennaio 1955 di Playboy. Ma l'immagine da ragazza della porta accanto ha un rovescio della medaglia: centinaia di foto in cui Bettie si trasforma in una dominatrice spietata inguainata di pelle nera.
Centinaia di scatti la immortalano in abiti (se così si possono chiamare vista la poca stoffa) fetish e atteggiamenti a volte da Mistress altre decisamente slave.
Dominatrice con tacco a spillo e frustino pronto a colpire o sub sottomessa, legata e imbavagliata sicuramente si prestava bene per quello che allora era un universo decisamente più sotterraneo di quanto non lo sia ora.
Dietro l'obiettivo, Irving Claw e sua sorella Paula, tranquillissimi ebrei newyorchesi proprietari di un negozio che ufficialmente commercia in foto delle star, fanno il grosso del loro guadagno vendendo sottobanco scatti di modelle impegnate in pratiche bondage e sadomaso ad amanti del genere.

Insomma dietro l'immagine di Bettie, così apparentemente solare e ingenua, si nasconde un’America di vere e sane perversioni sadomaso e atmosfere cupe, ovviamente ben celate.
Un'inchiesta ordinata nel '55 dal senatore Estes Kefauver decretò che le foto sadomaso istigavano la violenza delle bande giovanili, siamo certi che anche il senatore avesse delle deliziose foto della nostra Bettie legata e imbavagliata.
Siamo comunque poco propensi a credere che la bella e intrigante Bettie si prestasse a pratiche così estreme nella totale incoscienza ma probabilmente il suo rifiuto o negazione della consapevolezza di quello che faceva deriva anche dal fatto che la sua storia come modella si sviluppa nel pieno degli anni del proibizionismo.
Fortunatamente molti dei suoi scatti sono stati conservati dai suoi ammiratori e sono giunti intatti fino a noi, in modo da lasciarci vedere la spontaneità e la gioia che la bella Bettie metteva nelle sue pose, anche le più ardite.
Terrorizzata dalla minaccia di poter ricevere denuncie o quant’altro, Bettie Page scomparve nel nulla due anni dopo. Si disse che era stata uccisa da un mafioso innamorato di lei.
Niente di più lontano dal vero: Bettie si era sposata e aveva cercato di rifarsi una vita, lontano dai fallimenti. Nessuno dei suoi sogni, infatti, si era avverato: laureata in letteratura, non era riuscita a fare l'insegnante, né aveva sfondato a Hollywood come sperava fin da bambina. Diventata una "cristiana rinata", si era dedicata, invece, allo studio della Bibbia, lavorando per il celebre telepredicatore Billy Graham. Non solo: le era stata diagnosticata una schizofrenia paranoide e aveva passato molti anni in clinica psichiatrica dopo essere stata arrestata per aver aggredito il marito e alcuni conoscenti. Cosa più incredibile di tutte, non aveva la minima idea di essere l'oggetto di un culto di proporzioni planetarie. Una volta capita la situazione, prese due decisioni: uno, non farsi mai vedere in pubblico per non distruggere l'illusione. Due, passare alla cassa.

Mentre la vera Bettie Page invecchiava e affrontava le amarezze di una vita davvero poco glamour, la sua immagine rimaneva splendida e inalterata negli anni, trasmettendo un fascino che Hugh Hefner, patron di Playboy e suo amico e fan da sempre, ha definito come "una misteriosa combinazione di innocenza e perversione che è al contempo retrò e modernissima".

Per quanto ingenua, o così ci ha voluto far credere i perbenisti, lo deve aver capito anche lei, se in un'intervista recente ha dichiarato: "Vorrei essere ricordata come una donna che ha cambiato le opinioni della gente riguardo alla nudità". Mica male per una che non ha mai aperto bocca. »

ayse


Ultima modifica: 18/01/2014
Hanno collaborato: ayse

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